«Noi siamo il Torture Garden. Nei nostri ricordi, nei nostri incubi, sulle cicatrici che portiamo addosso è inciso il nostro passato. È come un demone, che vivrà per sempre dentro di noi.»

“Il patto dei fiammiferi” è il terzo e ultimo volume della miniserie Torture Garden. Nei mesi scorsi, ho avuto il piacere di parlare del primo e del secondo numero. La storia è firmata da Barbara Baraldi mentre i disegni sono di Rossano Piccioni, Simone Delladio e Sofia Terzo. La copertina è di Arturo Lauria.

Copertina dell’ultimo numero di Torture Garden, “Il patto dei fiammiferi”.

Breve recensione

Nell’albo precedente avevamo scoperto qualcosa in più sul passato di Annie e Travis. Entrambi orfani, vivevano nell’orfanotrofio gestito dalla signora Woland. Sia loro che gli altri bambini erano costretti a subire ogni tipo di vessazione, finché un giorno hanno deciso di sistemare la faccenda uccidendo la Woland, le sue complici e dando fuoco all’orfanotrofio. I bambini decidono di separarsi, di inventarsi una nuova identità e di non cercarsi mai più. Affronteranno da soli il male che li tormenta, ma se questo demone dovesse prendere il sopravvento, potranno ricongiungersi per affrontarlo insieme. Questo, in sostanza, è il “patto dei fiammiferi”: il momento cruciale che avvia tutto. Nel frattempo, il Suturatore, l’assassino che conosce il segreto, sta uccidendo tutti i sopravvissuti dell’incendio e si avvicina pericolosamente a Travis e Annie.

Nell’ultimo episodio, emerge ancora una volta l’impossibilità di venire a patti con il passato. Nonostante i bambini siano scappati dall’orfanotrofio, il male subito in quegli anni condiziona ancora le loro vite. È il passato che determina la loro natura e le loro azioni. È un «gioco al massacro», per citare il testo, poiché non hanno potuto riscattarsi con una nuova vita ed emergere da quell’oscurità che li aveva avvolti per anni, negandogli l’innocenza. Anche la vendetta è un tema dominante di questo episodio: la chiave di lettura del mistero che lega il Suturatore a Travis e Annie. La conclusione lascia un retrogusto amaro, ma è comunque perfetta.

Torture Garden è una bella serie. Il merito non va solo all’autrice che è stata capace di creare un giallo avvincente dal sapore horror, ma anche agli illustratori che con i loro disegni hanno dato vita ad atmosfere inquietanti che si sposano magnificamente alla storia.

Voto complessivo: 9