«A volte il buio è troppo nero. Non puoi respingerlo. Tutto quello che puoi fare è lasciarlo entrare. Il problema è che una volta dentro, il buio mette radici e non vuole più uscire. E a quel punto non importa fuggire, ti inseguirà per sempre, perché tu sei diventato il buio.»

Lo scorso novembre è uscito “Travis”, il secondo numero della serie a fumetti Torture Garden. Ho parlato del primo volume qualche mese fa, qui potete trovare la mia recensione. Il soggetto e la sceneggiatura del secondo episodio sono di Barbara Baraldi, i disegni sono ancora una volta di Rossano Piccioni, Sofia Terzo e Simone Delladio, mentre la copertina è opera di Michele Benevento.

La copertina di “Travis”, il secondo numero di Torture Garden.

Breve recensione

La storia riprende da dove l’avevamo lasciata. Siamo in una Londra cupa e violenta, Travis è un ex poliziotto sbandato e Annie è una mistress nota come Lady Cassandra. Li accomuna il fatto di avere trascorso l’infanzia in un orfanotrofio irlandese governato dalla signora Woland e dalle sue aguzzine. Un luogo infernale dove si susseguivano soprusi e ingiustizie, nel quale regnava un clima di terrore. Travis e Annie sono costretti a unirsi contro un serial killer che si beffa di loro e dà l’impressione di conoscere i loro segreti più nascosti legati all’istituto.

In questo episodio, scopriamo qualche dettaglio in più sulla fine dell’orfanotrofio infernale. Sappiamo cos’è successo alla temibile signora Woland e a suo figlio deforme che se ne andava in giro di nascosto con una maschera di coniglio. Il tema principale è il confine sottile che demarca la luce e il buio, quando il male corrompe il bene e la vittima si trasforma in carnefice. L’atmosfera evocata è inquietante, i forti chiaroscuri dei disegni trasmettono una sensazione di orrore e paura. Staccarsi dalle pagine è praticamente impossibile: la trama è sempre più incalzante e prepara al gran finale che avverrà nel terzo volume.

Voto complessivo: 9